Ti dò i miei occhi

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Titolo originale: Te doy mis ojos. Regia: Icíar Bollaín. Sceneggiatura: Icíar Bollaín, Alicia Luna. Fotografia: Carles Gusi. Montaggio: Ángel Hernàndez Zoido. Musica: Alberto Iglesias. Scenografia: Víctor Molero. Costumi: Estíbaliz Markiegi. Interpreti: Laia Marull (Pilar), Luis Tosar (Antonio), Candela Peña (Ana), Rosa María Sardà (Aurora), Nicolàs Fernàndez Luna (Juan). Origine: Spagna, 2003. Durata: 109’.

E’ notte. Pilar sveglia il figlio Juan, raccoglie le sue cose e se ne va dall’appartamento in cui vive. Ha deciso di trasferirsi dalla sorella Ana. Non può più stare insieme ad Antonio. Nei giorni successivi lui cerca di convincerla a tornare, ma non riesce a trattenere la rabbia e si rivolge allo psicologo di un consultorio, che organizza delle riunioni di gruppo per mariti violenti. La madre di Pilar cerca di convincerla a tornare con lui (“Una donna non può vivere sola”) mentre si avvicina il giorno del matrimonio di Ana con uno scozzese, il marito perfetto. Pilar intanto trova un lavoro in un museo, si fa delle amiche e comincia ad appassionarsi all’arte. Antonio sembra prendere sul serio la sua terapia e comincia a vedersi di nascosto con Pilar. I due si amano con la stessa passione di quando erano fidanzati. Fino al giorno in cui Ana si sposa e Pilar, contro il parere della sorella, decide di tornare a vivere col marito e il figlio. Ma le cose non vanno bene, Antonio comincia ad essere sempre più geloso (soprattutto dopo che l’ha vista, bella e disinvolta, raccontare in pubblico un quadro con sottintesi erotici). Quando Pilar gli dice che vuole fare la guida in un museo e annuncia la sua partenza per Madrid, dove potrebbe trovare un lavoro, lui impazzisce di rabbia, la picchia, la spoglia  e la umilia. Il giorno dopo lei tornerà a casa solo per prendere le sue cose, insieme alle amiche, e andarsene via.

 

Con una storia simile era facile cadere nel ricatto del film che non mostra ma dimostra. La Bollaín e i suoi attori, invece, straordinari per verità e vulnerabilità, riescono a esplorare tutti i punti di vista, i doppifondi, le trappole di una vicenda che coinvolge l'intera famiglie, di lei e di lui, restando incerta fin quasi alla fine. E il film smonta con precisione clinica le dinamiche della rabbia maschile, la paura nascosta dietro le crisi distruttive, l'autodisprezzo, le fantasie di abbandono, i tentativi frustrati in partenza di tenere il partner sotto controllo. Usando al meglio anche Toledo con i suoi tesori d'arte e il nuovo lavoro di Pilar, guida turistica nei musei. Un cambiamento che potrebbe riavvicinarli, forse unirli in un sogno comune, e invece accentua il gap culturale precipitandoli in una crisi definitiva. Morale: ai maschi, anche in platea, resta la rabbia per un cambiamento solo annunciato. Alle donne la speranza in un futuro diverso, perché pian piano Pilar reagisce, alza la testa inizia a capire qualcosa di sé (e di sua madre, suo padre, sua sorella). La solitudine non è il peggiore dei mali. (Fabrizio Alò, Il Messaggero, 23 aprile 2004)

In una indagine condotta dalI’Istat nel 2006, per la prima volta interamente dedicata al fenomeno delle violenza fisica e sessuale in Italia contro le donne, è emerso che il 31,9% delle donne intervistate sono state oggetto di violenza fisica, sessuale o psicologica nella loro vita. L’indagine è stata realizzata con tecnica telefonica su un campione di donne di età compresa fra i 16 e i 70 anni. Dai dati risultano essere molto diffusi i soprusi tra le mura domestiche anche se spesso non vengono percepiti come tali: solo il 18,2% è consapevole che quello che ha subito è un reato, mentre il 44% lo giudica semplicemente qualcosa di sbagliato ma non un reato e ben il 36% solo qualcosa che è accaduto. La stessa indagine condotta dall’lstat, questa volta su base regionale, ha evidenziato che nelle Marche il 34,4% delle intervistate ha subito violenza nel corso della vita e che il 16,4% l’ha subita all’interno delle mura domestiche. (SERVIZIO NAZIONALE ANTIVIOLENZA: 1522. Centro Antiviolenza Provinciale: 0721/639014)12-13_7

Approfondimento storico